domenica 19 settembre 2010

Al limitar del bosco

Il cielo. Il cielo è terso e il sole caldo. La primavera avanza insieme all’alba del mattino, portando nuova vita nelle campagne. Ma ora non è più così. Almeno non lo sarà per me. Il mondo si annebbia, sono stanco e vorrei riposare… riposare per sempre. Nulla sarà più come prima. Ricordo solo… i resti esanimi dei miei compagni, come lapidi abbandonate costellano le lande oramai desolate dei Califfati Sud dei Reami dell’Ofrent. Ci sfruttano per costruire i loro galeoni che solcando le nubi doneranno impietosi la tristezza del dolore... e sarà anche colpa nostra. Non credo ci sia più nulla da fare, o di peggio da patire. Ho visto troppe anime cadere impotenti al metallo nemico, son stanco di resistere a questo macabro spettacolo. Oramai tutti i miei fratelli hanno ceduto al nemico incalzante. Mi dovrò arrendere. Mi dovrò arrende anche io. Alla fine sono arrivato ai margini del bosco. Il Bosco Cicala alle falde di Monte Corvo è il luogo in cui sono cresciuto libero e forte, pur non avendo mai conosciuto i miei genitori ho saputo cavarmela in molte situazioni. E adesso…adesso sarà la fine. Eccoli. Arrivano fieri e non curanti delle loro azioni, preoccupati solo di fornire ai loro padroni dei robusti galeoni.
-Guardateli…eh eh eh…sembrano in salute…
Così, disse quella bestia immonda armata di ascia dinnanzi a me. Ricorderò per l’eternità l’odore di sangue delle sue vesti…
-Andatevene!!! Voi non avete il diritto di sfruttarci per le vostre guerre!!! Siete solo delle bestie senz’anima né cuore!!!
Rise… non curante delle mie parole. Continuò a sbeffeggiarci come se nulla fosse, come se non fossimo qui o fossimo sordi! Loro sono i sordi se non vogliono sentirci!
Uno di loro, con passo spensierato si avvicinò a me, e dopo avermi squadrato dall’alto verso il basso con avidi occhi, parlò.
-Questo è forte e sano! Eh eh eh… Ci servirà di sicuro!
La condanna è stata emanata. Opporsi sembra inutile. Sono terrorizzato. Non posso muovermi né ribellarmi.
Un altro, il boia credo, si avvicina lento a me brandendo un’ascia usurata dalle nere sentenze. La paura di divenire l’ennesima lapide mi soffoca il cuore! Posso solo annegare nei ricordi di gioventù, mentre l’ascia cade sibilante su di me. Il primo colpo ricorda la luce fra le fronde degli alberi al mattino. Il secondo colpo ricorda le gocce di rugiada sulle foglie . Il terzo colpo ricorda il volo degli uccelli miei amici. Il quarto colpo ricorda l’odore del mare trasportato dal vento. Il quinto colpo ricorda le placide nuvole nel cielo. Il sesto colpo ricorda il candore della neve sui rami. Ma il settimo, il settimo colpo lo riservo al presente. Ad un presente che mai avrei voluto conoscere. Il cielo. Il cielo è terso e il sole caldo. La primavera avanza insieme all’alba del mattino, ma questa volta sarà senza di me. Il cielo sembra piangere anche senza pioggia. Chissà, forse qualcuno la su in cielo muore come me, che sono qui in terra. Peccato. Le mie fronde non rinfrescheranno più nessuno.

Fine

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