domenica 19 settembre 2010

Il respiro del bambù e l'amico fiume

Nulla più ricorda ciò che ricordo io, nulla sente ciò che sento io, nemmeno io riesco a farlo, so solo che il mio cuore può farlo. Quando il vento danza fra le canne, il bambù sospira, respira, parla, porta alla mente i sogni lontani di un’infanzia scordata. Le foglie volano alte nel cielo come già facevano tempo addietro, i pesci nuotano come facevano in passato, qui nulla è cambiato, nemmeno io, ormai sola fra le dolci nebbie del bosco di bambù.
La nonna tutte le mattine andava al fiume, lavava i panni e li stendeva al sole con una immutabilità, che solo adesso, che lei non c’è più, riesco a percepire. Una immutabilità che si può percepire solo nel tempo in cui una foglia cade, o nel tempo in cui un pesce guizza fuori dall’acqua, percepibile solo nel presente, quel presente più piccolo che si possa immaginare, che quando lo afferri ormai è già passato.
La nonna viveva qui, in questa immutabilità inesistente, ma reale. Ero solo un'anima triste, non potevo certo sapere e non potevo certo immaginare che il tempo passa e l’immutabilità delle cose è solo una reale illusione spesso tangibile. Il bambù continua a esserci, il fiume continua a scorrere e i pesci continuano a saltare…sono sola fra le dolci nebbie del bosco di bambù. Giocare non era certo la mia vita, non ero abituata a perdere tempo. La nonna diceva sempre che non si vive di soli giochi, ma anche di lavoro. Diceva sempre che c’è un tempo per giocare e uno per lavorare. Quindi, senza troppi rimpianti, aiutavo la nonna nei suoi lavori. Lavavo i panni, pulivo la casa, raccoglievo la legna, cucinavo con la nonna, che a dire il vero lavorava molto più di me. Era sempre gentile con me. Ricordo che un giorno mi regalò una bambola. Era molto bella. La nonna l’aveva fatta per me con i resti delle stoffe con la quale confezionava gli abiti per i clienti. Nonna era una sarta molto abile. Era brava. Venivano anche dal villaggio ai piedi del monte per avere uno dei suoi capi, ma non vennero più dopo che nacqui. Piccola stella mi chiamava, nome che diedi alla mia bambola, piccola stella la chiamai. La notte era senza incubi. La nonna era sempre con me la notte. Diceva sempre che la notte non deve essermi nemica, ma che devo esserle amica. La notte è sorella del giorno, tutto quello che c’è di giorno c’è di notte, non devo temerla. I soldi erano pochi, ma non era un problema per noi, tanto bastava solo mangiar meno oggi, per poter mangiare anche domani. Il fiume era nostro amico. I pesci ci erano amici, non fuggivano al mio arrivo, anzi mi accoglievano fra loro. I miei amici del fiume. Anche loro mi erano amici e la nonna lo sapeva. I bambini invece erano cattivi, non mi volevano con loro, non capivano nulla. Stupidi. Credevano di essere i padroni del bosco di bambù, quando invece erano solo dei poveri sciocchi. Ma l’estate non lì perdonò. L’estate era rovente, calda e assonnata. Il mio amico fiume non voleva che io soffrissi a causa delle loro cattiverie. No, non voleva. Le acque erano invitanti, fresche e cristalline. Poveri stupidi, il fiume è mio amico...non loro. Scomparvero uno dopo l’altro quei poveri stupidi, il mio amico fiume è un amico vero, lui si che mi vuole bene, era come la nonna, buono. La nonna era buona con me e non voleva che io fossi triste, mi diceva sempre che prima o poi lei sarebbe andata via per molto tempo e che io mi sarei dovuta rimboccare le maniche per crescere da sola. Io non voglio crescere da sola. Dicevo sempre alla nonna che lei non poteva lasciarmi sola e che mai mi avrebbe lasciata. Al villaggio dicevano sempre che la nonna era cattiva, ma non è vero, la nonna è buona dicevo io. Dicevano sempre che io ero figlia della notte, ma non era vero. Dicevano sempre che ci avrebbero cacciate. La nonna era buona, loro no. Il mio amico fiume dice sempre che mi aiuterà, anche i miei amici pesci lo dicono. Povero villaggio, sommerso dalle acque in piena estate, poveri stupidi. Ora nessuno ci dice nulla. La nonna era felice e anche io lo ero. Mi diceva piccola stella tutto cambia, nulla è immutabile. Ma io non volevo cambiare, la nonna non doveva cambiare. Io non volevo che cambiasse. Il mio amico fiume mi vuole bene. La nonna mente, non mi vuole bene. Il mio amico fiume lo sa. Le solite faccende sono immutabili nel tempo e il fiume lo sa. Lavare i panni è un fatto quotidiano, fino a che il fiume decide di abbracciarti. Povera nonna. Scomparve anche lei fra le braccia del fiume. Povera stupida nonna. Piccola stella mi chiamava. Avevo ragione, tutto è immutabile. Il bambù continuerà a esserci, il fiume continuerà a scorrere e i pesci continueranno a saltare, mentre io, sola, rimarrò qui fra i ricordi di un bosco di bambù.

Fine


1 commento:

  1. Ho scritto questo racconto in 15 minuti, diciamo che se avessi fatto passare un po' di tempo forse l'avrei scritto meglio eheheheh

    RispondiElimina